Se fossi una donna che si sente dire: "la gravidanza è uno stato di grazia, goditela", sfodererei il mio sorriso più luminoso e poi colpirei con una testata sul setto nasale l'autore dell'affermazione.
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Simona: 37 settimane e 3 giorni |
Simona è arrivata al nono mese. Ho osservato da vicino questo cammino tortuoso che ora si avvia al termine. L'ho visto iniziare come un percorso tranquillo, una passeggiata in una valle più o meno fiorita per poi diventare un gara di trekking sempre più impegnativa, fino a trasformarsi in un calvario (ma senza sputi e colpi nel costato).
Io di gravidanza ne sapevo poco fino a che non ne ho visto una da vicino. Ne sapevo quello che tutti i maschi adulti ne sanno: un concentrato di conoscenze vaghe e misteriose, condite da una densità così alta di luoghi comuni che la gestazione finisce per diventare poco più che una storia da cartone animato.
Per esempio io immaginavo Simona sconvolta da nausee così violente da rendere la nostra vita come un viaggio a bordo di una nave di marinai in mezzo a un oceano di onde alte quanto un palazzo. Immaginavo mia moglie incazzata nera ogni giorno per il vomito sempre a fior di labbra. La realtà: nemmeno una nausea, nemmeno un accenno in nove mesi. Ne ho avute più io a contatto con certe persone che incontri ogni tanto sulla tua strada.
Altro stereotipo è quello della mamma felice della sua pancia. Ormai Simona se potesse prendere un'ascia e togliersela dal corpo (senza far male a Frida per carità) non se lo farebbe dire due volte. La pancia le piace come può piacere a un prigioniero da fumetto quella grossa palla al piede nera che lo tiene schiavo della legge. Si può dire che quella della gravidanza è una vera "pancia la piede".
La pancia è un macigno conficcato tra costole, inguine, vescica, schiena. Costringe Simona ad alzarsi ogni ora per andare in bagno. Pesa sulle gambe e sui piedi che sono diventati gonfi ed enormi come quelli di Fiona, la moglie di Shrek (ma senza quel simpatico colorito verde, per fortuna).
Quando deve alzarsi dal letto o dal divano sembra Gregor Samsa (questa la capisce solo chi ha letto La Metamorfosi del mio amato Kafka).
Quando deve salire le scale sembra un alpinista che sta scalando il K2 dopo che ha passato la notte a scongelarsi i testicoli.
Quando deve infilarsi le scarpe ha la stessa grazia di un pellicano rimasto invischiato in una marea nera di petrolio.
Per non parlare poi di tutte le privazioni a cui va incontro chi è in "dolce attesa" (ma quale mente sadica e bacata ha partorito questa locuzione? è un'attesa che diventa estenuante, dolce come uno yogurt greco lasciato fuori al sole di questa estate infernale).
La verdura e la frutta devi lavarla così bene e con tanta meticolosità per il pericolo toxoplasmosi che fai prima a sgrezzare un diamante sudafricano (il solo pronunciarla questa malattia mi fa uscire gli occhi dai bulbi) . Non puoi mangiare frutti di mare, non puoi mangiare svariati tipi di formaggio, non puoi prendere questo e non puoi assaggiare quello.
E non puoi usare medicine, così quando arriva un'allergia di stagione, ti può prendere a cazzotti in faccia fino a farti somigliare (tra starnuti, muco, occhi arrossati) a un boxer che ha appena fatto il suo primo allenamento che si trova per sbaglio a salire sul ring con Mike Tyson.
Insomma la natura non è stupida. Ti rende così insopportabile l'attesa (certo quella dolce) che ti dimentichi che sul traguardo ti aspetta il "mostro di fine livello" (questa la capiscono soltanto i giocatori di videogame, i nerd, i geek e quelli degli anni 80 che andavano a spendere tutti i soldi dei genitori in quelle sale giochi pieni di suoni orrendi e luci maniacali), cioè il parto, cioè quel simpatico momento in cui un essere umano con tanto di testa, spalle, braccia, gambe e piedi ti esce dal corpo, con la stessa dimestichezza con cui una palla da bowling si prende la briga di cercare un varco attraverso l'apertura di un portamonete!
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