mercoledì 25 marzo 2015


La morfologica, il sonno dei non nati

Il processo di avvicinamento al più naturale dei “fatti” umani (la nascita di un bambino) è scandito da uno sconcertante percorso a tappe “tecnologiche” segnato da nomi degni di una storia intergalattica o fantascientifica. 

Gli esami hanno titoli suggestivi che farebbero godere un nerd amante di sci-fi:  Ecografia transvaginale, Translucenza nucale (sembra una delle armi che il vecchio robot Goldrake annuncia prima di lanciarle contro gli avversari: alabarda spaziale, lame rotanti… translucenza nucale - e invece è solo un tipo di ecografia che si effettua su un tratto della nuca del feto per scongiurare certi tipi di malformazioni), Amniocentesi, Dual Test e la famosa MORFOLOGICA.

Il 17 marzo è il giorno fatidico per questa ulteriore e importante indagine dello sviluppo della gravidanza. La morfologica, appunto. È da poco passata l’ora di pranzo. Io sento sulle palpebre il richiamo suadente del sonno, combattuto dalla tensione emotiva dovuta alla consapevolezza che tra poco vedrò Frida in uno schermo, un po’ più cresciuta e addirittura in 3d. L’ecografia morfologica serve proprio a controllare che tutto si stia formando come si deve: arti, colonna vertebrale, cranio, cervello e tutto il ripieno umano (reni, fegato, stomaco eccetera eccetera).

Ci accomodiamo in una saletta calda e in penombra. C’è anche un piccolo divanetto di fronte al letto serissimo dove si va a stendere Simona. Il ginecologo deve ancora arrivare, ma io Simona e Angela (sua madre) già parliamo sottovoce e per bisbigli, come se le parole fossero vietate, come se lo spettacolo fosse già cominciato, come se stessimo complottando per un attacco terroristico.

Arriva il dottore (Giuseppe Capece) in un immacolato camice bianco. È lo stesso dell’amniocentesi. Alto, barba incolta, bel portamento, sguardo ironico e voce con bassi pronunciati: sembra un attore di teatro impegnato, più che un indagatore di placente. Spegne altre luci e ora siamo al buio, c’è solo un piccolo caldo fascio luminoso sul centro della scena: Simona a pancia a scoperta e il medico che con la sua sonda bussa a casa Frida. 

Io e Angela sul divanetto siamo pronti a individuare sullo schermo di fronte a noi le immagini della piccola, inconsapevolmente a bagno nella sua culla di liquido amniotico. È come essere in una sala cinematografica o in platea davanti a un palco.

La prima inquadratura (che a me sembra un quadro astratto di un pittore senza talento o una delle macchie del test di Rorschach) fa esclamare al dottore divertito: “Se il buongiorno si vede dal mattino, il padre dovrebbe cominciare a preoccuparsi di questa ragazzina”. Praticamente nella primissima immagine che (solo lui) vede c’è Frida a cosce aperte che piazza i suoi organi genitali in faccia allo spettatore. Io sorrido divertito, questa bambina già mi è simpatica.

Poi la “sceneggiatura” di questo film rallenta, si fa più noiosa. Il dottore mostra i reni (due puntini neri) e altra “roba” importante, ma che per me è un pout-purri di macchie indistinte interessanti come un film russo di tre ore che racconta la storia di un senzatetto che pesca rane e girini. E va avanti per diversi minuti.

Poi improvvisamente dopo un quarto d’ora ho un sussulto di attenzione: si vedono i piedini, le mani e le braccia che lei tiene davanti la faccia e dietro la nuca. Come se si volesse proteggere. E ci credo bene: immaginate voi a letto a riposare tranquilli, quando all'improvviso arriva un occhio gigante che si apre nella stanza e, per giunta, "qualcosa" che vi dà dei colpetti per spingervi a voltarvi da un altro lato così da osservarvi meglio! 

Il clou però si raggiunge quando capita sullo schermo la sua faccia. È il momento di passare al 3D. Frida si rivela. Angela, mia suocera, la trova bellissima e non può trattenersi dal dirlo. Simona sembra visibilmente emozionata. Io la guardo con sconcerto. Certo c’è l’emozione di vederla “per la prima volta” in una immagine più realistica rispetto al fantasmatico ed evanescente bianco&nero delle precedenti ecografie che la facevano somigliare più a una nuvola galleggiante che a un essere umano vero e proprio. Però questa Frida post-embrionale e in formazione vista così non mi fa venire certo in mente l’aggettivo: bella. È  semplicemente il ritratto di quello che deve essere in questo momento: una piccola forma di vita dall’aspetto incompiuto. 

Prima foto di Frida dentro la pancia - 20ma settimana 

Siamo al 22° minuto di ecografia. Dopo questi pochi secondi di emozione si ritorna all’esplorazione noiosissima (ma non discuto l’importanza) con tanto di misure, di fermi immagine e di indagini accurate su forme evanescenti:

Dottore: “guardate qui: questo è il palato superiore
Io mi sforzo di individuarlo, ma non vedo nulla. “Dov’è?
Dottore: “è qui, eccolo… è chiaro non è quello molle, ma il palato duro
Io: “Ah ecco”. 

Penso: ma dov’è ‘sto palato? e poi che significa che è duro? che differenza c’è tra i due? Il mio è “ah ecco” lo pronuncio solo per rompere il mutismo da cui sembro affetto da svariati minuti e per mostrare un interesse che in questo momento è assente, tanto quando il palato molle!

Piano piano quelle immagini liquide, il silenzio della stanza (rotto solo di tanto in tanto dal dottore che fa complimenti a Simona per la sua forma fisica - ne ha viste di “balene spiaggiate” su quel tavolo, donne che con la scusa della gravidanza si rimpinzano fino a diventare Jabba the Hutt di Star Wars [vedi foto]- e per gli addominali troppo sviluppati di mia moglie che non ha smesso un attimo in questi mesi di andare in palestra e camminare per chilometri), la semioscurità da sala cinematografica, la noia delle misurazioni accurate mi precipitano in un sonno avvolgente. Mi addormento sul divanetto. Non è onorevole dirlo, ma è la sacrosanta verità. 

Jabba The Hutt
Dormire all’ecografia morfologica della figlia: c’è qualcosa di degenerato in tutto questo. Comunque Simona se ne accorge e chiede alla madre di colpirmi con una gomitata per farmi destare, ma io ho già gli occhi aperti ed evito il colpo. Sono di nuovo presente anche se sogno di tuffarmi nella placenta accanto a Frida e dormire con lei il sonno dei “non nati”.

P.s. per la cronaca l’esame è andato bene e la piccola continua a crescere. 
P.p.s. il dottore ha pregato Simona di smetterla con gli squat e altri esercizi da palestra se vuole che Frida esca senza penare per superare il muro di muscoli che ha creato nella sua vita di sportiva





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