giovedì 24 settembre 2015

Il Pianto e il Sorriso: la lingua segreta del neonato

Ora che Frida ha quasi due mesi mi appare più chiara la posizione di un neo-genitore.

È una posizione da acrobata, in bilico, alla ricerca di un equilibrio su quel filo teso tra due sponde che portano nomi suggestivi e antichi: Sorriso e Pianto.

Frida - 19 settembre
Molti definiscono quella della genitorialità un’avventura. Mi sembra pertinente. Portare alla luce un figlio è "un'impresa costellata di rischi, ma assolutamente attraente e piena di fascino per ciò che vi è in essa d’ignoto o d’inaspettato". Così definisce Treccani l'avventura e mi sembra - parola per parola - il dipinto fedelissimo dell'esperienza di un genitore. 

E l'avventura è spesso un viaggio. Uno di quelli memorabili, uno di quelli che attraverso il pericolo e  la gioia della scoperta: ti scortica delle tue abitudini, ti mette di fronte a un nuovo "te stesso", ti scombina tutti i punti sulle i, ti capovolge il tavolo su cui stavi giocando le tue carte, ti fa muovere il culo pesantemente adagiato nella tua "comfort zone". 

Avere un figlio ti fa morire un po' meno, ogni giorno. Se è vero, e io sono convinto che lo sia, che si decede lentamente, goccia a goccia, se non si ha il coraggio di mettersi in gioco e di darsi in pasto al rischio (questo non significa che l'unica strada per evitare la morte a piccole dosi sia diventare genitori, ci sono infiniti modi per raggiungere questa magnifica rivoluzione permanente).

E in quanto "viaggio" l'essere padre mi è parso da subito un cammino a tappe, fatto di punti di arrivo  e di ripartenza (spesso coincidenti).

 I primi 20 giorni sono quelli del frastornamento. Quelli in cui ho accolto nella mia vita lo tsunami di morbida pelle che è Frida. È come prendersi un'onda in piena faccia. Ma lei si è aiutata a farsi volere bene. Dormendo, non strepitando, alternando con giusto equilibrio sonno e piccola veglia per cibarsi dal seno di Simona. 

Dopo queste prime tre settimane di silenzioso adattamento reciproco senza danni, la piccola ha "aperto gli occhi". Ha cominciato a tirar fuori le unghia per aggrapparsi alla schiena del tempo. Non si accontenta più di dormire e mangiare, ma ha cominciato a "chiedere e pretendere".

È così che abbiamo fatto conoscenza con il potere malefico del Pianto. Questa comunicazione primitiva e senza compromessi che ha la capacità di scavarti la pelle, la carne e arrivarti alle ossa per scuoterti senza pietà. Senza considerazioni delle tue stanchezze, delle tue idiosincrasie, dei tuoi tempi, dei tuoi stati d'animo. Abbiamo cominciato a conoscere l'indifferenza del pianto che nei primi giorni ti appare una (non)lingua incomprensibile che è così essenziale da essere inadeguata all'essere umano. È come se fosse un linguaggio con una sola parola che contenesse tutti i significati possibili.

Ma i giorni passano e già superata la boa del primo mese è come se avessi affinato un senso ulteriore: quello che ti permette di distinguere e scomporre l'essenzialità di quel pianto (che poi se si riflette non si discosta dall'imparare davvero una nuova lingua di cui all'inizio non riesci a riconoscere neppure dove finisce una parola e inizia la successiva). Ti comincia ad apparire più ricco di sfumature e di significati. Riesci a dare un senso a quei suoni così acuti che sei sicuro siano stati creati apposta per spappolarti il cervello. 

Naturalmente finisci per temere il pianto e il tuo scopo quotidiano, come genitore, diventa sciogliere quel nodo di dolore che stringe la gola di tua figlia. Rispondi al suo allarme con la solerzia di un nostromo a cui si chiede di portare fuori la sua barca da una tempesta perfetta.

Frida - 22 agosto
Come dicevo all'inizio però c'è l'altra sponda. C'è il Sorriso. Si forma più lentamente nei nostri giorni, ma quando sboccia le prime volte sulle labbra di Frida (e questo sono certo vale per chiunque abbia un pargolo in casa) è come se la primavera mostrasse il suo volto nascosto. Il sorriso di un neonato è un concentrato di stupore. È la rivelazione dell'umanità del tuo bambino.

Il pianto è animale, il sorriso è tutto della nostra specie. Il pianto è egoista, il sorriso è un arco sociale lanciato tra te e un essere umano appena coniato. Il pianto è un grido, il sorriso è un sussurro. 

Quello che trovo affascinante è vedere come cresce quel suo Sorriso. Come si rafforza, come si edifica a partire dalla fondamenta di un accenno di smorfia. Frida ha avuto quell'accenno sin dalle primissime ore della sua vita. Ma non significa nulla. Il suo vero sorriso nasce tra il 45° e il 50° giorno. Da allora è un continuo raffinarsi, un continuo apparire, un continuo rispecchiamento nelle nostre piccole risate ebeti di genitori e parenti ridotti allo stato di poltiglia emotiva. 

Ma cosa c'è di così sorprendente in un sorriso di un neonato? È sicuramente il sentirsi finalmente in contatto. E senza dubbio la consapevolezza che in quell'attimo tua figlia sta vivendo una piccola felicità, un "quanto" di benessere che è l'antimateria del pianto. E il pianto è il tuo nemico, come ho detto prima.

Siamo appesi a quei sorrisi noi genitori. Ne diventiamo drogati. "Smileaddicted" ci potremmo definire con un termine anglo-chic. Siamo lì che facciamo di tutto per vederlo fiorire su quel volto che è un prato di amore infinito. E quando spunta ci inebriamo col suo profumo, lo cogliamo subito e ce lo teniamo stretto, prima di una nuova attesissima dose. 









mercoledì 16 settembre 2015

Filastrocche, contorsioni e tattiche di addormentamento

Ho appena adagiato la piccola Frida nella sua culla.

Adagiare è la parola esatta per rendere al meglio quel complesso e delicatissimo insieme di movimenti sussultori e ondulatori che dall'alto della braccia con una lentezza esasperata - immaginate il super rallenti che Sky propone per una partita di calcio in cui si vede anche la goccia di sudore staccarsi in venti lunghissimi secondi dai capelli del centravanti di turno  - conduce il corpicino in balia del sonno dentro la culletta. 

Cerco pure di non respirare, mi profondo in movimenti  degni di una contorsionista bielorussa, diminuisco i battiti del cuore pur di non rovinare il paziente lavoro di svariati minuti che hanno consegnato Frida al mondo dei sogni. Un Mondo che può deflagrare per un nonnulla e che ti riporta al fatidico momento in cui è di nuovo sveglia.

Frida (particolare della mano) - 25 agosto

Anche stasera mi è capitato. Avevo lavorato ai fianchi la bimba con i miei tre cavalli di battaglia: tre "ninna nanna" (meglio dire "Nursery rhymes" - cioè filastrocche) cantate in inglese che ho imparato e le propino a ripetizione (con lei la maggior parte del tempo parlo in inglese e canzoni e filastrocche mai in italiano). 

La prima è TWINKLE TWINKLE LITTLE STAR e parla di una stellina luccicante e di un bambino che non capisce cosa sia. è una filastrocca dal ritmo molto blando che a volte finisce per addormentare più me che lei. 

La seconda (e mia preferita) è HUSH LITTLE BABY. È una filastrocca del tutto surreale e senza senso che devo assolutamente raccontarvi. Parla di un padre disperato che cerca di non far piangere la propria bimba e per far questo le regala prima un tordo americano che canta (!) Ma le dice che se non dovesse cantare allora le darà in dono un anello di diamanti [ah si comincia bene...]. Questi però potrebbe tramutarsi in ottone e allora a questo punto le regalerebbe uno specchio [certo che passare da un gioiello a uno specchio non mi sembra una mossa gentile e generosa]. E anche questo potrebbe avere problemi cominciando a "creparsi". E allora il padre premuroso cosa fa? le prende un Caprone!  [chi non regalerebbe un "billy goal" a sua figlia!] Però questo simpatico animale potrebbe rifiutarsi di trainare. Il padre disperato non si perde d'animo e pur di zittire la figlia passa a prenderle un carretto con bue. Ma siamo in una filastrocca pessimista, quindi il carretto potrebbe rovesciarsi. Per amor di figlia (e di rima sopratutto) il dolce papà le prende un cane di nome Rover. E indovinate che succede? Rover non abbaia. E io e voi diremmo: meglio! No, il padre di questa bambina decide che non è giusto che un cane non abbai e quindi se dovesse accadere questo malaugurato silenzio passerebbe all'ultimo regalo: un carretto con cavallo (questa volta). Logicamente ci troviamo di fronte a un nuovo fiasco: il carretto col cavallo ha buone possibilità di cappottarsi. E a questo punto la filatrocca come si conclude? Con lui che dice alla piccola che resta comunque la più dolce bimbetta della città. [sinceramente a me pare che una tipa che per zittirsi ha bisogno di tutte queste cose è più una stronzetta che uno zuccherino]

Di solito Hush Little Baby funziona bene, ma non sempre. E allora il mio repertorio si è ingrandito con THE WHEELS ON THE BUS. Non ve la faccio lunga, ma è la filastrocca di un autobus e delle sue varie parti con varia gente a bordo. Ha molto ritmo e di solito riesce a mettere a nanna la piccola Frida.

Frida 2 settembre
Comunque dopo aver tenuto in braccio la piccola Frida (che diventa sempre meno piccola. siamo al 50° giorno, pesa già 5.3kg e ha un'altezza ragguardevole, tanto che il pediatra oggi ci ha detto - leggendo i famigerati "percentili di crescita" - che con il suo 97% ha pochi rivali della sua età in salerno e provincia) ed essermi causato una necrosi degli arti, cantando (così stonato che credo che si addormenti per non sentirmi più) e camminando per le stanze di casa: finalmente ha chiuso gli occhi.

Come dicevo: vado a deporla in culletta - con la dovizia che un calligrafo giapponese mette nella cura del disegno di un kanji - e appena tocca la superficie morbida del materassino sento lo scatto delle palpebre e i suoi immensi occhi (per ora azzurri) mi fissano come i fanali di un auto aggressiva che sta per investirti.

Io la guardo a mia volta, quasi fossi un ladro che è stato appena colto in flagranza di delitto. Lei sembra dirmi: "ma cosa diavolo stai facendo? Rimettimi su!" (a volte immagino Frida come se fosse Stewie dei Griffin).

Annuisco e la riporto tra le braccia ricominciando il valzer delle filastrocche assurde. E riesco di nuovo a farla crollare. E qui arriviamo all'inizio della storia (ovvero di questo post), quando ho appena adagiato la piccola in culla. Ma sento già dei rumori sospetti venire a galla minacciosi da quel lettino... mi sa che ....