Il mio nuovo hobby in questo periodo è “annunciare agli altri che diventerò presto padre”. È un passatempo estremamente divertente e capace di illuminarmi ancora una volta sulle tipologie umane e sulle, sempre meno, sorprendenti dinamiche umane.
Ecco a voi i 5 tipi di persone che reagiscono alla tua imminente genitorialità:
GLI ESISTENZIALISTI: li riconosci dal sorriso angelico che si dipinge sulle loro facce alla notizia e quella strana luce che sembra improvvisamente circonfondere la loro testa. È come se improvvisamente fossero stati toccati dalla luce divina. Le frasi tipiche sono: “I figli sono la gioia più grande”; “Non potevi darmi una notizia più bella”; “ora finalmente hai trovato un senso alla tua vita” (come se avessi speso i miei primi 41 anni di vita a cazzeggiare o a contare le nuvole sopra la mia testa con un filo d’erba in bocca). Agli esistenzialisti io di solito rispondo con un sorriso o accondiscendendo alle loro parole. mai contraddire un santo

GLI URLATORI: sono quelli che alla notizia gridano e da quel momento in poi durante la conversazione avranno sempre un tono di un’ottava sopra la loro media abituale. Cominciano con “Nooooo davvero???” (io gli risponderei: no stavo scherzando, era solo per farmi bucare i timpani che te l’ho detto). Poi vanno avanti con “Non ci posso credere” (non ti ho mica detto che ho scoperto dove si trova il Sacro Graal o di aver svelato il mistero dell’Isola di Pasqua). E continuano a gridare cose del genere: “Bellissimoooo. Sono troppo contenta (si di solito sono donne) per voi”. Non si curano di chi è intorno, di dove ti trovi, del concetto di discrezione. All’urlatore di solito reagisco abbassando il tono delle mie parole, come se volessi equilibrare questa alterazione comunicativa. Oppure cerco di tagliare subito facendo sfoggio di cinismo e sana disillusione, per smorzarne l’entusiasmo che deraglia presto verso la pura follia.

I PROFETI DI SVENTURA: sono genitori da poco, ma non abbastanza poco da essere ancora incoscienti. Sono quei tipi il cui figlio/a non arriva all’anno di età. Li vedi scavati in volto e con l’atteggiamento di chi è appena uscito da un campo di prigionia. Ti guardano con occhi mesti, ma penetranti. Con l’espressione di chi la sa lunga e il sorriso alla Joker che è segno di sventura. Ti dice: “Ah auguri! (detto col tono di “condoglianze”) Ora vedi come ti la cambia la vita”. Qui io già vorrei scappare via o chiamare la polizia. Ma questo è solo l’inizio. “Riposa adesso, che poi quando nasce non si dorme più”. Io rispondo di solito che non amo dormire e non mi peserà. Questa cosa un po’ li disorienta. “Ah bene, ma vedrai quando cominciano a piangere e non la smettono più”. Cerco di buttarla sull’ironia dicendo che ho pensato di foderare la mia stanza con isolanti acustici e di aver fatto scorta di tappi per le orecchie. E qui sferranno l’attacco finale: “ Poi cominciano le colichette…” qui fanno una pausa grave carica di nefaste premonizioni. Ho come l’impressione che cali il buio, che i corvi si accalchino sui rami fuori, che risuoni nell’aria una nota musicale profonda e infinita.

I COMMISSARI DI POLIZIA: non sono semplicemente curiosi e contenti, ma sembra che stiano svolgendo un’indagine e tu sia l’indagato principale. Le loro sono domande a raffica da cui ne esci stordito, e il più delle volte colpevole. Iniziano con la domanda di rito fatidica: “Di quanti mesi è?”. Qui io già vado in confusione, come un delinquente dall’alibi imperfetto. Il fatto è che non ricordo mai come si calcolano queste maledette settimane e come diventano mesi. Il tempo della gravidanza sovverte il calendario classico e tutto diventa più complesso, informe e aleatorio. Grazie a svariate app che ho scaricato quasi sempre riesco a rispondere almeno in settimane (anche se su alcune di queste escono dei simboli tipo 18w4d che mi fanno sentire come se mi trovassi improvvisamente dentro The IMitation Game e dovessi decodificare un codice di guerra. per la cronaca 18w4d significa 18 settimane e 4 giorni). Ma la tipologia commissario non si accontenta. “Si, ma in mesi quanto è?”. È lì a fare calcoli. Poi comincia la raffica “Che sesso è? Quando nasce? Parto naturale? Che clinica? Chi è il tuo ginecolgo? E tu volevi la femmina? E Simona? Avete già scelto il nome? Ah bello, ma perché questo nome? E ai tuoi piace? E ai suoceri? Contenti che sia femmina loro? Avete già preso la culla? Il trasportino (ah no quello è per i cani, per gli esseri umani si chiama passeggino…)? Avete preso il fasciatoio? Il fasciatoio è fondamentale! La cameretta di che colore è? Ma dormirà da solo o nel lettone?”. È non ti molla fino a quando non sei così esausto che confessi: “Sì l’assassino sono io!”
GLI SCETTICI: sono quelli che sembrano sappiano tutto di te, anzi ti conoscono meglio di te stesso. Sono coloro i quali alla notizia che diventerai una padre, corrucciano la fronte e domandano “Ma tu non sei quello che non voleva figli?”. Mi sento in trappola, mi hanno scoperto. Quindi ora per coerenza dovrei interrompere la gravidanza di mia moglie? Sono quelli che ti dicono: “Ahahaha ora già ti vedo con un passeggino in mano. Tu impazzirai per lei, ti conosco troppo bene”. E cominciano a delineare con una precisione da biografo quello che farai e quello che non farai e non crederanno a niente che non si sposi con questo ritratto che hanno preparato. Loro ti dicono : “Vedrai quando si fa teenager e ti portano il primo fidanzato a casa”. Io: “E vabbè, che c’è di male… sarò felice di conoscerlo”. Loro: “Ahahhaa (ridono sempre gli scettici, come se la risata fosse un colpo di mitra alla tua credibilità”) se se poi vedi come sei contento. Come se non ti conoscessi!”. Lo scettico non lo convincerai mai, nemmeno con l’evidenza dei fatti. Quindi meglio assecondarlo. Tanto è innocuo.
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