Se qualcuno adesso mi chiedesse: cosa ti spaventa di più del diventare padre, io risponderei: mandare mia figlia a scuola.
La scuola italiana mi fa ribrezzo. Credo sia il male più oscuro e radicato del nostro Paese. Non un tumore qualsiasi, ma una metastasi piazzata nel bel mezzo del petto italiano. Faccio una premessa, così non devo rispondere a chi mi dirà: “ci sono tanti bravi insegnati nella scuola italiana”. La mia premessa è questa: si ci sono è vero! alcuni li ho trovati sulla mia strada e sono grato a loro, alcuni sono miei amici che stimo, alcuni si fanno il culo (scusate l’eleganza) perché l’insegnamento non sia una parola vana per giustificare uno stipendio piuttosto penoso. Ma sono alcuni, appunto.
Quando dico che la scuola italiana fa male ho diversi motivi per dirlo. Cominciando dalle strutture che la ospitano. Per il mio lavoro al festival di Giffoni sono costretto a entrare in tanti edifici scolastici e ogni volta è come varcare le soglie dell’inferno. L’inferno della bruttezza e della disperazione. E questo vale in special modo in questo Sud stanco e polveroso, che puzza di antico e di svogliatezza (impressionato molto, invece, da un paio di scuole che ho visitato nelle Marche). Le scuole sono luoghi orrendi dove non c’è una traccia di buon gusto, non c’è un’idea di arredamento o architettura, non c’è la minima concessione alla natura e nessun riguardo per la bellezza che dovrebbe, invece, nutrire gli occhi e la mente dei bambini, dei ragazzi, dei giovani.
Chi quotidianamente è esposto alla bellezza non può non sviluppare un sacrosanto disgusto per il brutto e anche, di conseguenza, per il “cattivo”. Le azioni peggiori fermentano nel brodo della bruttezza. La mente si impoverisce quando un bambino entra in un edificio in cui il colore delle pareti è giallo “feci tubercolotiche” o azzurrino pallido da “reparto di chirurgia generale”. Le crepe nei muri diventano fessure che minano la stabilità estetica di un bambino. E i bagni? Dio mio i bagni delle scuole! Antri maleodoranti e abbandonati a loro stessi, da fare invidia ai “peggior bar di Caracas” (per citare una pubblicità di qualche tempo fa). Luoghi "sconsacrati" e senza controllo dove proliferano forme di vita primordiali, che si pensavano estinte. Ho visto, invece, bagni nelle scuole all’estero dove avrei campeggiato allegramente, per il lindore e la cura che li contraddistingue.
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IPSIA di Lamezia Terme - novembre 2014 |
Ho visitato una volta la scuola elementare Pajol a Parigi e l'idea alla base di questo edificio è: "Tutto, dagli arredamenti, alle pareti interne, al variopinto cortile, ha preso parte a rendere gioioso lo spazio in cui i bambini si trovano inseriti". Sono stato nelle scuole in Svezia, in Germania, a Miami, a Doha (autentiche perle, credetemi), in Australia: non ho trovato niente di paragonabile alla deprimente situazione del nostro Paese.
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Ecole Maternelle Pajol, situata in Rue Pajo nel 18 ° Arrondissement di Parigi |
Ora un po’ di dati: il 57% delle scuole non ha il certificato di idoneità statica, fuorilegge il 28% degli edifici, distacchi di intonaco (rilevati nel 22% delle classi), la presenza di altri segni di fatiscenza (30%), le finestre rotte (28%), l'assenza di tapparelle o persiane (58%), i pavimenti sconnessi (24%), banchi e sedie rotte (rispettivamente nel 17% e nel 23% dei casi), la presenza di barriere architettoniche (11%), oltre 66mila studenti “stanno stretti”, anche le palestre, dove ci sono (visto che il 35% degli istituti monitorati non ce l'ha) sono posti bestiali: fatiscenti (22%), mancanza della cassetta di pronto soccorso (22%), distacchi di intonaco (17%), attrezzature danneggiate o altre fonti di pericolo (16%) - insomma fare educazione fisica è più pericoloso che prepararsi alla jihad in un avamposto pakistano!
Molti risponderanno: sì ma è colpa anche degli studenti e dei loro atti vandalici. Conoscete la cosiddetta TEORIA DELLE FINESTRE ROTTE di James Q. Wilson e George L. Kelling? Questa fu la tesi sociologica alla base della svolta eccezionale che Rudolph Giuliani diede a una New York ormai crollante all’inizio degli anni ’90 (l'operazione da cui ebbe il via la Tolleranza zero, consisteva semplicemente nel far pagare il biglietto ai viaggiatori. Questo bastò a cancellare l'idea che la metropolitana fosse una zona abbandonata e senza regole, producendo un crollo delle attività criminali).
“Con l'espressione teoria delle finestre rotte si indica quella teoria sociologica secondo cui investendo le risorse, umane e finanziarie, nella cura dell'esistente e nel rispetto della civile convivenza si ottengono risultati migliori rispetto all'uso di misure repressive. Al contrario, trascurando l'ambiente urbano, si trasmettono segnali di deterioramento, di disinteresse e di noncuranza. Ad esempio l'esistenza di una finestra rotta (a cui il nome della teoria) potrebbe generare fenomeni di emulazione, portando qualcun altro a rompere un lampione o un idrante, dando così inizio a una spirale di degrado urbano e sociale”. Ecco spiegato gli atti vandalici che, se riflettete per un attimo, avvengono non in contesti di scuole pulite, ordinate, ben tenute, ma in posti già profondamente minati dal cancro della sciatteria.
Io odio la scuola italiana, con tutto me stesso. Con ferocia, con schiuma alla bocca, odio amplificato con un sentimento di profondo sconforto. Il pensiero di rinchiudere Frida dentro questi monumenti cariati alla devastazione di un Paese malato (e al Meridione, sicuramente incurabile) mi fa accapponare la pelle. Allora se qualcuno mi chiedesse: di cosa hai paura per Frida, io risponderei: della scuola!
FINE PRIMA PUNTATA - c’è ancora da dire sulla situazione degli insegnanti e sui metodi di insegnamento. Lo farò nelle prossimi pezzi. E li farò "a pezzi".
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