Noi siamo qui per essere la memoria dei nostri figli. Non ricordo dove ho letto questa frase (forse ne "L'ombra del bastone" di Mauro Corona). O se mi è capitata di ascoltarla in un dialogo di un film.
Però, come sempre faccio con ciò che mi sorprende, l'ho appuntata. Non mi importa da dove provenga. È un pensiero potente, musicale, intenso e non posso che sentirlo mio. In fondo diventano parte delle nostra carne gli aforismi che sentiamo più nostri, quelli che ci somigliano. O somigliano al nostro pensare.
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Frida - ecografia 23ma settimana |
Voglio essere per Frida la memoria di un tempo che non ha mai vissuto. Voglio essere per lei un “cassetto pieno di ricordi” che può aprire a suo piacimento e dentro il quale può mettersi a sfogliarli. Non uno di quei tiretti polverosi dove le cose riposano dimenticate in una cianfrusaglia che toglie loro dignità e identità (quanti di noi hanno a casa posti del genere, dove giace ciò che ormai non ci è più utile o di cui abbiamo scordato la funzione. cose di cui non sappiamo liberarci, perché aspettiamo quel giorno in cui avranno di nuovo un senso), bensì un “posto” vivo dove anche le memorie sono vive.
Voglio raccontarle le storie di uomini che non ci sono più, di musica che si è smesso di ascoltare, di quadri che la gente ha dimenticato. Voglio narrarle di quei giorni che si ammassano alle spalle del primo giorno in cui lei sarà in questo Mondo. Quei giorni che saranno sbiaditi e confusi, pieni di ore, minuti e secondi che tutti insieme fanno l’impasto molle che chiamiamo “passato”.
Voglio essere la sua nostalgia di un Tempo che ha preceduto il "suo tempo". Ma senza la malinconia di ciò che si è perduto. Perché come scriveva Albert Camus (tra i miei scrittori preferiti): “Il pensiero di un uomo è innanzitutto la sua nostalgia”. E allora voglio che Frida sia non solo la figlia dei miei geni, del mio seme, della mia carne, del fiume scrosciante delle mie vene, del mio amore per sua madre, ma anche e soprattutto la figlia del mio pensiero.
Voglio essere la memoria dei profumi che mi hanno inebriato, delle poesie che mi hanno incatenato a un piacere, delle note che ho attraversato come ponti per arrivare al fondo di me stesso.
Voglio essere per Frida il ricordo dei luoghi che ancora non ha visto. O che non vedrà mai. Quei posti che lasciano orme dentro gli occhi e come spettri ebbri danzano dentro i sogni, dentro le nostre fantasie. Voglio raccontarle di città in cui mi sono perso, quelli in cui ho trovato pezzi di me che pensavo non esistessero. Voglio dipingerle paesaggi con le tre matite colorate del mio stupore.
Noi siamo qui per essere la memoria dei nostri figli.
Per ricordar loro che quando si viene alla luce, non lo si fa dentro una caverna buia, ma dentro un flusso luminoso che esiste prima della loro venuta. Siamo qui, sono qui, per mostrare a Frida le strade già percorse che lei potrà decidere di guardare o ignorare, perché mostrare la via è un atto di gentilezza. E la gentilezza è il modo migliore per cominciare ogni rapporto umano.
Noi siamo qui per essere la memoria dei nostri figli e se quella memoria perdura, non dico che ci risparmieremo la morte, ma almeno sarà più sensato il nostro affannarci nel voler restare in vita. Sarà più dolce la nostra tentazione di esistere.
Noi siamo qui per essere la memoria dei nostri figli e se quella memoria perdura, non dico che ci risparmieremo la morte, ma almeno sarà più sensato il nostro affannarci nel voler restare in vita. Sarà più dolce la nostra tentazione di esistere.
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